16 luglio 2009
I PENSIONATI, I REDDITI E LE TASSE: CHE CONFUSIONE NEI DATI
Dichiarazione di Carla Cantone Segretario Generale Spi-Cgil
“ Non esiste in Italia un pensionato la cui pensione, tra il 2006 e il 2007, abbia registrato un aumento del 3,1%.” E’ ciò che afferma Carla Cantone, Segretaria generale Spi Cgil, dopo aver visto quanto emerge dai dati pubblicati dai quotidiani di oggi, dove si legge che tra il 2006 e il 2007 l’importo medio delle pensioni sarebbe passato da 13.046 a 13.448 euro, con un incremento appunto del 3,1 %.
Non è veritiero – aggiunge Cantone. È noto infatti che, tra un anno e l’altro, l’importo delle pensioni cresce soltanto per effetto dell’adeguamento al tasso di inflazione ( che, rispetto al 2006, è stato del 2%).
È altrettanto noto che la spesa previdenziale cresce anche per effetto della sostituzione delle vecchie pensioni che cessano nell’anno, con le nuove liquidazioni.
La nostra contestazione è chiara: i dati pubblicati confondono la crescita della spesa previdenziale -dovuta anche alla sostituzione delle vecchie pensioni con le nuove - con la drammatica condizione reale del singolo pensionato che vede ridurre, di anno in anno, il valore reale della sua pensione per effetto di due fenomeni precisi: un meccanismo che non lo difende a sufficienza dall’inflazione e un carico fiscale eccessivo. Provare per credere: chiedetelo a qualsiasi pensionato e sarà in grado di dimostrarvelo.
Per quanto riguarda la fiscalità – prosegue la leader Spi - il quadro disegnato dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi (riferite al periodo di imposta 2007) evidenzia un elemento costante: i pensionati e i lavoratori a reddito fisso contribuiscono per quasi l’80 per cento alle entrate fiscali del nostro paese.
Mentre permangono invece ancora ampie aree che sfuggono al controllo fiscale soprattutto all’interno del 4,2 per cento di lavoro autonomo.
Ciò che si deve fare, secondo Cantone, è potenziare gli strumenti di lotta all’elusione e all’evasione fiscale. Tra questi, il redditometro e gli studi di settore e, soprattutto, ampliare l’attività di controllo ispettivo.
Ogni anno, infatti, sono ben 115 i miliardi di euro di imposte dirette che sfuggono alle maglie del fisco.
Su questo, non ci pare si facciano passi avanti, osserva Cantone, soprattutto a fronte della caduta di entrate fiscali del 3,8% dei primi quattro mesi del 2009; e in previsione dell’ennesimo condono fiscale che si appresta a varare il governo Berlusconi, per coloro che hanno evaso il fisco portando capitali all’estero.
Tutto ciò, conclude, mentre la gran parte dei pensionati italiani è costretta a vivere con pensioni sempre più vicine alla soglia di povertà
Roma, 14 Luglio 2009
Enrico Cardile
Responsabile .Uffico Stampa SPI CGIL
Tel 335 6514838
13 luglio 2009
comunicato stampa:Prima il silenzio,poi le miserevoli mezze misure,ora l'arroganza!
E’ proprio vero, il governo considera la popolazione delle pensionate e pensionati dei fantasmi, infatti persegue nell’ignorare le loro richieste sostenute da numerose iniziative di mobilitazione che lo Spi ha praticato. Il governo non risponde sulla estensione della 14ma alla platea dei pensionati e alle altre richieste come la legge sulla non auto sufficienza. Il governo con i mas media ad esso compiacenti, oscura le condizioni di povertà disagio emarginazione diffuse nel paese e nelle regioni meridionali in particolare. Le pensionate e i pensionati dello Spi provinciale continuano nelle loro denuncie e coinvolgimento dei pensionati per trasmettere le loro giuste informazioni e si misurano con gli enti locali per strappare risposte tendenti alla difesa del proprio reddito gia logorato di pensione, e a migliorare la qualità della vivibilità cittadina nei confronti di abusi, violazioni e insicurezza. I pensionati sono cittadini portatori di diritti che vanno ascoltati e risolti attraverso politiche innovative a tutti i livelli.Lo Spi dunque non demorde nella propria azione sindacale e continuerà ad incalzare con le propri Leghe sia il governo nazionale che gli enti locali perché la condizione di vita dei pensionati e anziani non venga considerata un problema marginale e i pensionati dei fantasmi.
Napoli 13/07/2009
6 luglio 2009
"WELFARE OLTRE LA CRISI" 26.02.2009 CAMERA DI COMMERCIO,CGIL NAPOLI
Come Spi della provincia di Napoli continuiamo a misurarci con il volere rappresentare il disagio economico della nostra popolazione di anziani, pesante e diffuso.
Continuiamo a misurarci con il problema della non autosufficienza.
La Sanità e la sicurezza sociale sono temi molto presenti nella nostra popolazione di anziani, pensionati e figure fragili, e richiedono attenzione, interventi sempre più adeguati e attenti al mutare delle situazioni sociali, da parte dello Stato e dalle Istituzioni pubbliche in generale, oltre che dal superamento di ritardi, carenze presenti a Napoli e provincia.
Vale però una considerazione di carattere complessivo, che le prestazioni sanitarie e sociali vengono erogate in relazione alle compatibilità economiche, accompagnate da pigrizie culturali e interessi economici, anziché alla necessità e dai bisogni di chi li chiede ed è portatore.
Si prova a sostituire, (come fa il governo nazionale) la centralità della persona con quella del mercato o della mercificazione dei bisogni, facendo scelte in controtendenza al fatto che ci troviamo in presenza di una transizione da una società “giovane” ad una società sempre più anziana, ciò richiede interventi immediati e di prospettiva modulate alla evoluzione demografica, dove la figura dell’anziano deve essere visto come soggetto che partecipa al cambiamento e ne influenza gli orientamenti.
E’ evidente che la domanda di salute e di benessere di tutti i cittadini è anche collegata alle mutevoli condizioni strutturali, economiche, sociali dei territori di appartenenza in cui conducono la propria vita, va dunque attrezzata qualificata in senso evolutivo, la complessiva risposta della centralità pubblica.
Al gennaio 2008 – In Italia sono 2.615.000 le persone non autosufficienti (ultimi dati Istat): donne e uomini che riferiscono una totale mancanza di autonomia per almeno una delle funzioni che permettono di condurre una vita quotidiana normale.
Ma se si considerano anche le persone che hanno bisogno di aiuto, anche in parte, per svolgere attività essenziali come alzarsi da un letto o da una sedia, lavarsi o vestirsi il numero sale di molto fino a quasi 7 milioni, circa il 13% dell’intera popolazione.
Secondo Istat, inoltre, gli anziani disabili ultra 65enni rappresentano il 19,3%, e sale il numero degli over 80: 47,7%, suddivisi in uomini per il 38,7% e 52% di donne.
• In Campania - Interessanti i risultati di una ricerca promossa nel maggio 2002 a Napoli e in Campania da Profea, in collaborazione con l’Istituto Superiore Sanità, su di un campione di 310 persone:
quasi un terzo degli anziani intervistati non è autosufficiente: gli uomini sono autosufficienti al 76%, le donne al 61%.
La mancanza di autosufficienza cresce con l’età: le donne oltre i 74 anni dipendenti sono più della metà; gli uomini il 31%.
• A Napoli la percentuale di anziani dipendenti è minore: 23%. Anche qui le donne sono più dipendenti (31%) degli uomini (17%). Oltre i 74 anni, le donne dipendenti sono pari al 50%, gli uomini sono dipendenti al 20%.
• La Campania è la regione con la percentuale maggiore di persone dipendenti: gli autosufficienti risultano pari al 67%, contro un valore “nazionale” superiore al 78%.
A Napoli la situazione risulta migliore rispetto alla Campania, ma comunque al di sotto del valore medio.
Per contro, in Campania i servizi offerti alla popolazione non autosufficiente rappresentano 1/3 dei servizi erogati da altre regioni italiane.
Lo Spi di Napoli continua a misurasi con numerose altre questioni: come la sicurezza e la vivibilità dei territori, non solo dal punto di vista del controllo da parte delle Forze dell’ordine, ma nel senso di cura del quartiere, in tutte le sue dimensioni: il verde, la viabilità, l’arredo urbano, la qualità del vivere, la qualità delle strutture sanitarie – pubbliche e private – spesso prive di forme adeguate di accoglienza per le figure anziane e fragili; la presenza di strutture sociali aperte, in grado di rafforzare legami di relazione, e allargare legami affettivi.
Proviamo a misurarci, come Spi della provincia di Napoli, col rappresentare l’anziano come risorsa di una società legata anche all’allungamento della vita.
Nei nostri territori complicati, la vecchiaia rischia di essere una maledizione; nella città e nella provincia di Napoli, le pensionate e i pensionati sono “vittime ed eroi” in questo importante percorso di vita: vittime ed eroi di prepotenze, abusi, comportamenti discriminatori e azioni di lotta ed impegno per una diversa qualità di vivere da anziani.
Sono soprattutto le donne, e le donne anziane, dentro e fuori le mura domestiche le vittime, spesso indifese o addirittura condannate due volte, da una cultura che le rende ancora vittime di antiche discriminazioni di genere.
Istat - marzo 2008: “6milioni e 743mila le donne italiane da 16 a 70 anni (32% delle Italiane) vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita; 5 milioni le donne che hanno subito violenze sessuali; 3 milioni e 961mila violenze fisiche. Circa 1milione di donne ha subito stupri o tentati stupri”. A questi vanno aggiunti i dati non denunciati. In 3 casi su 4, gli abusi sono commessi da persona conosciuta, magari proprio dal marito o fidanzato.
Il 96% delle violenze subite ad opera di un non partner, e il 93% a causa del partner non sono segnalate alle autorità competenti, e neppure a parenti e/o amici.
Nel 95 % dei casi, sottolinea un documento dell'Associazione Matrimonialisti Italiani, le vittime di violenza in famiglia sono donne e bambini.
Confermato il crescente l’aumento della violenza nei confronti degli anziani, 20 % della popolazione italiana: anche nell'estate 2008, centinaia di anziani sono stati vittime di abbandoni, aggressioni e uccisioni da parte dei familiari.
Ancora poco noto il fenomeno della violenza sulle donne anziane: non solo comportamenti aggressivi, ma vere e proprie violenze psichiche tese a condizionare le scelte degli anziani, a manipolare le informazioni di cui dispongono, ad accelerarne la perdita di autonomia. E questo per scopi delittuosi facilmente immaginabili: violazioni di diritti, furto di denaro e preziosi, estorsione ecc.
I pochi dati di cui si dispone gettano luce su una realtà inquietante: donne anziane, malate, indifese sono spesso oggetto di umiliazioni fisiche e morali. Di frequente poi le violenze avvengono proprio per mano di coloro che più di altri dovrebbero garantire protezione e attenzioni amorevoli: i figli in primo luogo, ma anche i coniugi e altri addetti ai compiti di cura (ad esempio le assistenti familiari).
Così, in uno studio presentato a Roma nel 2007 dagli studiosi Luigi Frey e Renata Livraghi si evidenzia che le anziane italiane hanno una percezione soggettiva delle condizioni fisiche e psichiche piuttosto negativa rispetto ai coetanei maschi, e che un numero sempre maggiore di donne soffre di depressione, malattia che nei prossimi vent’anni passerà dal quarto al secondo posto tra le cause di disabilità.
L’entità del problema aveva indotto l'OMS già nel 2002 (prima conferenza mondiale sulla violenza), a indicare la necessità di misure incentrate su tre punti: consapevolezza, educazione e difesa.
Un ruolo importante nella prevenzione e nella diagnosi di abuso era riservato al medico di famiglia o al geriatra, che più facilmente di altri può individuare forme di abuso, prevenirle attraverso l'analisi di fattori di rischio, e una volta accertato il reato denunciarlo alle Autorità competenti.
La violenza contro le persone anziane è un problema in crescita proporzionale all'incremento della popolazione mondiale di anziani ed in particolare modo del numero di "oldest-old", cioè degli ultraottantenni.
Un sondaggio Eurobarometro Speciale diffuso alla fine del 2007 evidenziava che circa la metà degli Europei ritiene che gli anziani non autosufficienti siano vittime di maltrattamenti e negligenze: certo, sono dati che indicano la percezione del fenomeno e non la sua effettiva realtà, ma quell’indagine comunque riflette la portata del problema.
Violenze private, quindi, violenze ripetute dentro le “sicure” mura domestiche, nei confronti delle quali il nostro Paese non è stato ancora in grado di formulare una legge che direttamente affronti il tema della violenza verso gli anziani e le persone deboli.
Il disegno di legge approvato dal governo Prodi il 22 dicembre 2006 e presentato alle Camere nel gennaio 2007 “Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell’ambito della famiglia” non aveva avuto percorso facile, ed è stato azzerato dal governo Berlusconi, interessato a focalizzare l’attenzione sull’odio contro gli immigrati, la necessità di ronde ecc.
Cosa trattava il DDL del governo Prodi?: sensibilizzazione, prevenzione e repressione di violenze, anche in ambito familiare, maturate a causa di genere e forme di discriminazione e di prevaricazione su soggetti deboli, anche anziani, minori e disabili. Un intervento normativo del tutto nuovo in Italia, articolato su più fronti: non più solo su quello repressivo, ma anche su quello della prevenzione e informazione, nella consapevolezza che non si tratta soltanto di un tema di ordine penale bensì della manifestazione di un problema, in primo luogo culturale, fortemente radicato.
Tutto questo ci fa sottolineare stamattina alcune considerazioni, che partono dal non condividere – ma lavorare per bocciare – il cosiddetto “accordo separato”, conseguenza del Libro Verde di Sacconi, che secondo noi in alcun modo risponde al difficile momento che il Paese sta attraversando, specie alcune sue aree regionali dove maggiormente la crisi si esprime, come aree del Mezzogiorno, dove la recessione sta continuando ad aggravare problemi antichi, dove il drastico calo dei consumi accompagnato dai drammi occupazionali rischiano di porre in secondo piano altrettanto drammatiche e crescenti povertà e forme di nuova emarginazione: non solo dunque drammi occupazionali, ma anche drammi legati alla sopravvivenza.
Rispetto a queste realtà, le “miserevoli mezze misure” del governo – come abbiamo volute definirle noi del Sindacato dei Pensionati napoletani – non fronteggiano la crisi, non danno risposte concrete e strutturali né ai salari né alle pensioni.
Una misura del dramma della crisi e delle povertà ci viene dalla stessa “social card”: da una prima ricognizione, infatti, risulta che la stragrande maggioranza delle persone che ne ha fatto richiesta è al sud, e nella nostra regione.
In Italia, al 2007, 12 milioni di ultra 65enni in condizioni reddituali al limite della sopportabilità. Il Rapporto 2008 Caritas- Fondazione Zancan individua due fasce di popolazione maggiormente in difficoltà: le persone non autosufficienti e le famiglie con figli.
Nel nostro Paese risulta povero il 30,2% delle famiglie con 3 o più figli, e il 48,9% di queste famiglie vive nel Mezzogiorno.
Dal 2005 al 2006, relativamente alla povertà degli anziani soli e/o non autosufficienti, l’incidenza di povertà relativa (percentuale di poveri sul totale dei residenti) in persone sole con 65 anni e più è passata da un valore di 5,8 a un valore di 8,2.
Il Rapporto Caritas 2008 ci dice che i poveri non riescono a uscire dalla povertà.
Ciò significa che le risorse sono limitate, e soprattutto male utilizzate, evidenzia il Rapporto. Nell’Europa dei 15 l’Italia, dopo la Grecia, è il Paese in cui i trasferimenti sociali hanno il minor impatto nel ridurre la povertà: abbattono la quantità di popolazione povera solo di 4 punti percentuali. Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda riescono a ridurre del 50% il rischio di povertà.
La spesa per il welfare in Europa raggiunge il 27 per cento del Pil in media. In Italia arriva al 26 per cento, quindi non si discosta dalla media europea, tuttavia in Italia questa spesa non riesce a proteggere dal rischio di poverta’.
In Francia, se 26 famiglie su 100 sono a rischio poverta’, dopo i trasferimenti sociali, solo 13 famiglie sono ancora a rischio. Questo significa che il welfare francese riesce a salvare dalla poverta’ il 50 per cento delle famiglie a rischio.
In Germania, se 24 famiglie su cento sono a rischio poverta’, dopo i trasferimenti sociali, solo 17 famiglie sono ancora a rischio. Questo significa che il welfare tedesco riesce a salvare dalla poverta’ il 29 per cento delle famiglie a rischio.
In Italia, se 22 famiglie su cento sono a rischio poverta’, dopo i trasferimenti sociali, 19 famiglie sono ancora a rischio. Questo significa che il nostro welfare riesce a salvare dalla poverta’ solo il 13 per cento delle famiglie a rischio.Ma se spendiamo quanto gli altri nel welfare perche’ non otteniamo gli stessi risultati? Perche’ il nostro welfare non aiuta le famiglie che piu’ ne avrebbero bisogno.
Nei trasferimenti alle famiglie, in Italia, solo l’11,7 per cento va alle famiglie piu’ povere, in Francia il 19,6 per cento e in Germania il 20,2 per cento, la Spagna il 16 per cento e la Grecia il 12,6 per cento. Per non parlare di Svezia (25,8 per cento) e Gran Bretagna (33,7 per cento). Peggio di noi fa solo la Turchia (8,5 per cento).Fatta 100 la spesa per il welfare, l’Italia ne utilizza il 67,4 per cento per le pensioni, contro una media europea del 53,7 per cento. Per le famiglie e i bambini la spesa italiana e’ ferma al 4,4 per cento, la media europea arriva al 7,9 per cento. Per i sussidi ai disoccupati l’Italia spende un misero 2 per cento, la media europea sale al 7,4 per cento. Per la casa la percentuale italiana e’ allo 0,1 per cento contro l’1,2 per cento della media europea. Infine contro l’esclusione sociale, l’Italia spende lo 0,2 per cento, mentre la media europea e’ dell’1,5 per cento.
Bisogna cambiare le scelte del governo, e la manifestazione nazionale indetta dallo Spi per il 5 marzo a Roma, che ha trovato sostegno in tante categorie di lavoratori, in numerose iniziative di lotta promossa dalla Cgil va in questa direzione; così come la straordinaria manifestazione che si realizzerà il 4 aprile a Roma.
Per cambiare le scelte del governo, la manifestazione dei pensionati ripropone i contenuti della piattaforma sindacale condivisi anche da altri sindacati.
Le 10 richieste SPI FNP UILP per aumentare le pensioni e difenderne il potere d'acquisto:
1) incrementare il potere d'acquisto delle pensioni di importo superiore a 644,68 euro mensili, estendendo gradualmente la quattordicesima mensilità;
2) intervenire per superare l'effetto "vicinanza e superamento" delle pensioni previdenziali da parte dei trattamenti assistenziali;
3) rendere più tempestivo e aderente alle dinamiche reali dei prezzi l'adeguamento del meccanismo che regola la perequazione automatica delle pensioni al costo della vita;
4) riconoscere una quota di aumento per le pensioni, con decorrenza ante novembre 1992 che recuperi, anche parzialmente, il valore perso con la sospensione del differimento della perequazione automatica e della non attribuzione dell'ulteriore aumento previsto
5) uniformare la no TAX area per i pensionati a quella dei lavoratori dipendenti
6) introdurre l'imposta negativa in modo strutturale per i redditi che si collocano nella NO TAX area, particolarmente diffusi tra gli anziani, anche con l'utilizzo dell'ISEE, l’indicatore della situazione economica
7) adeguare, in assenza di altri redditi, pensioni indirette, assegni di invalidità o le pensioni di invalidità liquidate con il sistema contributivo, non integrate al minimo, e sulla percentuale di reversibilità
8) riformare i trattamenti assistenziali legati a 29 tipologie di prestazioni con l'obiettivo di istituire il "reddito minimo vitale", evitando l'effetto "annegamento" delle pensioni previdenziali, e valorizzando la quota di pensione acquisita con la contribuzione versata
9) eliminare il drenaggio fiscale che consuma una quota della perequazione automatica
10) superare il limite al cumulo delle pensioni con i redditi di lavoro, attraverso scelte legate al mercato del lavoro degli anziani e all'invecchiamento attivo.
Si tratta di obiettivi di grande rilevanza, per definire un concreto percorso di vitali risposte, che devono essere assunti da subito e con la prossima legge Finanziaria, attraverso un confronto con le parti sociali vero, solare, senza trucchi.
Le azioni del governo stanno nei fatti depotenziando il sistema sociale, con l’obiettivo di renderlo residuale e caritatevole, e non strumento di tutele e affermazione di diritti per una nuova coesione ed emancipazione sociale, per il presente, e che sappia misurarsi con le novità del futuro.
Si vuole dunque demolire un pezzo di civiltà, quella dei diritti sociali e del diritto alla salute, diritti che devono essere garantiti a tutti.
Le destre al governo perseguono invece una visone di società priva di ogni forma di inclusione e integrazione, di affetti, di solidarietà; una società priva di regole per l’affermazione di tutele ed esigibilità dei diritti, per contribuire al superamento della crisi e complessivamente ad una diversa qualità del vivere.
E’ stato il vertice di Lisbona del 2000 a definire la forma competitiva di una nazione basata su tre principi basilari: la buona occupazione, la conoscenza, la protezione sociale, che mettono in contatto virtuoso il cosiddetto stato sociale lavoristico, da innovare con un welfare di cittadinanza territoriale e universalistico: un welfare contro la crisi e, come nello slogan di questo convegno, un welfare che provi ad andare oltre.
Andare oltre può significare uno sguardo non solo nazionale, ma europeo, dentro lo sregolato mondo globale, carico di violazioni dei diritti umani, sul lavoro, contro gli anziani.
L’allungamento della vita, inoltre, l’invecchiamento della popolazione pone nuove domande, così come il tema dell’immigrazione.
La destra in Italia ha deciso di affrontare questi temi con azioni di restringimento di diritti e tutele, dal mondo del lavoro alla società.
“… la paura è merce politica… più si alimenta e più cresce il bisogno di autorità…” ha scritto una brava giornalista italiana (Concita De Gregorio)
Secondo Eurostat, la quota dei nostri over 65 è destinata a passare dal 20% del 2008 al 32% nel 2060, contro una media europea del 29,9%.
Il nord e il centro del nostro Paese sono le aree in cui il fenomeno dell’allungamento della vita è più forte, con l’indice di vecchiaia che sfiora il 160% al nord, e arriva al 162% al centro.
L’indice di vecchiaia nel Mezzogiorno, Campania compresa si attesta al 110%, e in Campania in particolare scende all’87,8%; addirittura a Napoli precipita al 73,9 per cento.
In Campania dunque si vive meno: cioè la vita è più breve che in altre realtà.
Forse perché le condizioni di vita di ampi strati della popolazione sono difficili?
Forse perché l’insicurezza territoriale incide sulla qualità della vita, in particolare delle persone anziane?
Forse il sistema socio-sanitario non è all’altezza delle domande che salgono dai territori?
Forse perché gli Enti locali non assolvono ai propri compiti, non quanto la situazione richiede nelle politiche sociali?
Forse perché la nostra risorsa ambientale ha perso l’antica, molto antica salubrità?
Sono tanti i perché, e forse le soluzioni sono legate proprio alle domande che abbiamo appena avanzato.
La spesa sociale in Campania risulta inferiore del 30,5 per cento alla media nazionale; ma la situazione potrebbe diventare ancora più sofferta in regime di federalismo fiscale: il 72 per cento dei Comuni con bassa capacità fiscale andrà certamente in difficoltà.
Noi pensiamo che la qualità complessiva di un territorio, la sua vita la sua crescita e il suo sviluppo non possono essere legati solo a una lettura economicistica dei problemi: come ci indicano i tre principi della Dichiarazione di Lisbona del 2000, occorre misurarsi con la domanda di benessere che i cittadini pongono.
Tutto questo richiede politiche di inclusione, politiche per l’invecchiamento attivo, per la cittadinanza partecipata, per luoghi di vita sociale, percorsi di educazione permanente: insomma, politiche capaci di misurarsi con le nuove problematiche demografiche, sociali, urbane, alimentari, con quel dramma che viene chiamato la “migrazione sanitaria”, per cui chi se lo può permettere va a curarsi fuori.
E numerosi anziani non possono permetterselo.
Forse è anche per questo se qui da noi si vive circa 2 anni e mezzo in meno.
Se si considerano gli anziani una risorsa e non più un peso da emarginare o come cittadini di seconda categoria bisogna pensarci, quando si costruiscono gli Enti locali, quando si stabiliscono le politiche sociali, quando si crea un sistema di sanità che non riesce compiutamente a farsi carico dei complessi bisogni di una persona anziana.
Su questi temi riteniamo che le politiche condotte dalle nostre istituzioni siano ancora in ritardo.
Ad esempio, poco praticata è la cultura, la logica dell’integrazione tra i vari livelli istituzionali, la sola che può superare disfunzioni, frammentazione di interventi, inefficacia degli interventi stessi, fughe di responsabilità.
Poco praticato è l’uso virtuoso delle risorse disponibili, che proprio perché scarse andrebbero utilizzate con la massima attenzione, per rispondere ai bisogni reali delle persone, non a quelli dell’Amministrazione stessa: siamo ancora molto lontani da questa pratica virtuosa, riteniamo altresì che l’impegno nei confronti della evasione ed elusione dei tributi in ogni Ente Locale debba trovare una nuova determinata, attrezzata e continuativa azione.
Nella bozza del Piano Sociale Regionale 2009-2011, nella sua lunga premessa vi è un elenco di obbiettivi, molti ancora da realizzare, tutti tendenti a voler progettare “welfare” che parta dalle specificità territoriali” per fondersi in una rinnovata visione programmatica regionale.
Apprezziamo questo impianto; tuttavia non partiamo da zero, nell’auspicio che il periodo di sperimentazione di sperimentazione della legge 328 abbiano fatto compiere alcuni passi significativi.
Quello che rileviamo è che qualsiasi programmazione deve giovarsi di una cultura della valutazione, il che vuol dire riuscire a verificare come e se una politica abbia inciso sulla realtà.
Nel Piano Sociale Regionale sono elencati numerosi punti di crisi, questioni ancora irrisolte.
Rispetto a questi punti critici, noi pensiamo che le azioni del movimento sindacale vadano ulteriormente sviluppate, e lungo due direzioni: azioni nei confronti del governo nazionale, azioni nei confronti degli enti locali, senza dimenticare i naturali intrecci tra questi due livelli, schematicamente richiamati.
Alla base della nostra mobilitazione e del nostro impegno
dare certezza di universalità e adeguatezza al sistema sanitario, che deve rimanere pubblico;
dare corso al Fondo nazionale per la non autosufficienza;
investire per l’innovazione;
rifinanziare il Fondo nazionale per le Politiche Sociali, e far sì che il Bilancio della Regione Campania finanzi davvero la Legge sulla Dignità sociale
A livello territoriale occorre proseguire nell’azione sindacale per diffondere compiutamente la rete di Assistenza Domiciliare Integrata.
Risorse adeguate e interventi di riconversione della rete ospedaliera.
La Casa della Salute è per noi Spi il luogo di presa in carico della persona.
Occorre continuare a sostenere e rilanciare la piattaforma unitaria provinciale di Napoli sulla negoziazione sociale territoriale, che contiene numerosi obiettivi che riguardano
l’insieme degli Enti locali (di nostra competenza) dai Bilanci Comunali e tariffe, alla richiesta di Osservatori sui Servizi pubblici, alle politiche abitative, ai Centri Sociali, alla diversabilità, la domiciliarità e altre rilevanti questioni.
Come Spi pensiamo di riprendere assemblee nelle Leghe per riportare i contenuti complessivi della piattaforma, che sono validi vanno arricchiti con ulteriori specificità.
Nei confronti di Fnp e Uilp, provinciali abbiamo consumato numerosi tentativi di ripresa di lavoro comune, fino ad ora abbiamo raccolto “ disponibilità riflessive” che però non hanno ancora prodotto niente.
Pensiamo ad azioni di mobilitazione in sostegno della Piattaforma unitaria nei confronti dell’insieme degli Enti Locali, scegliendo realtà a campione, in sinergia con la Camera del Lavoro e con il lavoro avviato dal Dipartimento Welfare.
Pensiamo ad un percorso di qualificazione nelle Leghe sulla contrattazione sociale, come al ricambio generazionale, favorendo la priorità al femminile.
Pensiamo di adeguare la nostra presenza nei territori in sinergia con la Cgil per rispondere meglio sia alle difficoltà e potenzialità nostre e promuovere il nuovo, le delibere della Conferenza di Organizzazione danno risposte in tal senso.
E’ auspicabile che non rimanga solo il livello confederale Cgil e la categoria dello Spi, nella complicata fase di azione sindacale: è auspicabile una rinnovata sensibilità di Cisl e Uil territoriali, ma una ripresa di attenzione di altre categorie Cgil.
E’ necessario, dunque proseguire e farlo in maniera partecipata.
Lo Spi è per proseguire in questa direzione, con tutti gli aggiornamenti necessari per migliorare l’azione rivendicativa del sindacato, e ritiene di esplorare in sintonia con la Cgil l’opportunità di azioni di sostegno ampio e visibile nei confronti degli Enti locali.
Noi come Spi, sapendo il momento particolarmente difficile e complicato per le nostre realtà territoriali e istituzionali, intendiamo investire la nostra azione sulle numerose problematiche che investono la vita dei cittadini anziani e pensionati, per consolidare quanto ottenuto e provare di andare …oltre.
Le pensionate e i pensionati auspicano di vivere più a lungo e meglio un’importante fetta di vita, e farlo come sempre da protagonisti consapevoli.
SPI-CGIL NAPOLI
COMUNICATO STAMPA: Istat,povertà e pensionati
Pubblichiamo qui di seguito un comunicato stampa del Segretario Generale SPI CGIL Napoli, Franco D'Angelo:
I dati pubblicati dall’Istat sulla povertà quella assoluta e quella relativa, dimostrano ancora quanto sia drammatica la condizione di vita di milioni di persone e il loro conseguente peggioramento.
Emerge come più volte denunciato dallo Spi, il fallimento delle miserevoli mezze misure volute dal governo berluskoni e non come invece era ed è assolutamente urgente e necessario un grande intervento di risposte economiche e sociali per rispondere alle richieste dei sindacati dei pensionati, e che per lo Spi non sono venute meno, che interventi di contrasto alle forme di povertà di cui gli anziani e pensionati sono tra le vittime.
In Europa, L’Italia e la Grecia risultano i Paesi che attualmente non hanno varato un piano di risposte , ma solo mezze misure.
La povertà è per lo Spi una condizione di vita assurda che va affrontata e ostacolata, con tutti i mezzi, e non collocata culturalmente come un male sociale di normale amministrazione, sostenuto da una cecità politica come quella dell’attuale governo che oscura la drammaticità del Mezzogiorno, che vuole minimizzare gli effetti della crisi, e tale azione è purtroppo sostenuta anche da numerosi media che continuano a rappresentare una distorta realtà sociale, che riguarda l’intero paese ma che esplode in tutta la sua drammaticità nelle regioni meridionali.
E’ necessario ancora mettere in campo azioni sindacali di contrasto e di denuncia in tutto il territorio provinciale di Napoli, partendo dalla Piattaforma sindacale unitaria con i necessari adeguamenti e perseguire le richieste di incontro rivolte alle Amministrazioni Comunali, costruire nuove e partecipate Assemblee in tutte le nostre Leghe, per fare il punto della situazione dopo le numerose iniziative sviluppatesi precedentemente e quanto da sviluppare ulteriormente.
Le forze del governo con i loro alleati hanno intenzione di spegnere ogni energia di protagonismo sociale, ogni forma di sindacato autonomo e rappresentativo nei luoghi di lavoro e nei territori.
Come Spi abbiamo scelto di vivere questa importante stagione di vita con grande slancio e protagonismo consapevole, e ci prepariamo sia localmente che in prospettiva della ripresa per nuove iniziative di denuncia e di lotta che la nostra Cgil e lo Spi programmeranno.
Napoli 6 luglio 09
1 luglio 2009
Lo SPI CGILin aiuto ai terremotati in Abruzzo
Lo SPI CGIL non poteva mancare a questo importante appuntamento con la solidarietà nei confronti della popolazione colpita dal terremoto, e quindi la proposta di portare un aiuto concreto e personale in quelle zone, anche se necessariamente limitato nel tempo, è stata accolta con entusiasmo.
Partiti da Napoli lo scorso 22 giugno, i nostri amici Mimmo e Maria sono stati accolti calorosamente da altri compagni dello SPI dell’Emilia Romagna, e subito si sono messi a disposizione per dare il loro contributo, assistendo le persone anziane e contribuendo ad alleviare i disagi di tutti: disagi che purtroppo ancora persistono, nonostante il velo di ottimismo e di normalità diffuso dagli organi ufficiali. Il Campo è sotto la direzione logistica della Pro Loco di Coppito, e sono lì presenti tante organizzazioni, dall’Auser agli studenti universitari. La CGIL è presente e attiva anche con i servizi CAAF e INCA.
Insomma, i nostri due amici hanno davvero vissuto una settimana intensa e ricca di esperienze umane e sociali, stando a diretto contatto con quelle popolazioni ancora così segnate dal terremoto, e vivendo insieme a loro i mille problemi e disagi derivanti da una situazione ancora precaria e umiliante. Ma i sorrisi non sono mancati, ed è questa, pensiamo, la principale soddisfazione e il premio per i nostri due amici Mimmo e Maria: sentirsi rivolgere sguardi e sorrisi di gratitudine da tutti, per aver offerto con passione, entusiasmo e dedizione, una settimana del proprio tempo in aiuto di chi soffre.
E' questo un ulteriore esempio, se mai ce ne fosse bisogno, di come la CGIL e lo SPI siano sempre vicini al cittadino, ai lavoratori e ai pensionati, e di come siano sempre sensibili e attenti alle problematiche e ai disagi che costellano, purtroppo, la quotidianità di tutti, contribuendo con competenza, impegno ed entusiasmo, alla loro risoluzione.
Giuseppe Vetromile
1/7/2009
L'antologia del concorso "Il dopolavoro poetico"
Una nuova iniziativa dell'UICI di Sant'Anastasia: corso gratuito di Malossi
Sant'Anastasia: corso gratuito di Malossi, promosso dalla Rappresentanza di Sant'Anastasia dell'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti (Uic).
L'iniziativa “Una Mano per capire” prenderà il via il 03 marzo 2012.
Il corso in oggetto, vuole essere uno strumento pratico per avvicinarsi alla vita quotidiana delle persone sordocieche che debbono affrontare un problema vitale: quello della comunicazione. Il metodo Malossi si basa sulla tattilità, le falangi, falangine e falangette di preferenza usate con le dita della mano sinistra, battute e pizzicate in modo adatto, consentono di comporre lettere, parole, frasi complete, numeri e punteggiature che permettono un dialogo veloce tra chi scrive e chi legge. L'uso di questo sistema facilita qualunque tipo di contatto col mondo, dato che l'assistenza alla persona disabile nonchè sordocieca richiede operatori ben motivati nel soddisfare i bisogni vitali di ogni giorno di chi ha il limite nel comunicare con gli altri. I corsi, tenuti a cadenza periodica, vengono organizzati per garantire in un futuro assai prossimo l'assistenza primaria soprattutto domiciliare a persone notevolmente svantaggiate. Un obiettivo importante per la formazione di nuove figure professionali è dato dal fatto che la mobilità e l'orientamento delle persone sordocieche deve tener conto di come queste percepiscano l'ambiente loro spazio di vita, per cui chi comunica deve avere ben presenti le modalità pratiche per guidare chi non vede e non sente, ad esempio nella realtà complessa di una città come la nostra. siamo a Napoli. Tutto questo sarà discusso tra i docenti del corso con gli allievi dello stesso che potranno porre qualsiasi domanda per dibattere questi fondamentali problemi che interessano la comune esistenza. Si parlerà anche di sistemi alternativi al Malossi per comunicare, del loro uso pratico e del perchè il Malossi per lo meno nel nostro Paese è stato preferito ad altri, faremo delle sane e costruttive discussioni.
Le lezioni sono rivolte a persone adulte, cieche e vedenti: insegnanti, genitori, operatori o semplici interessati, 30 le ore previste di "lezione frontale", con possibilità di iscriversi entro e non oltre le ore 18 del 20 febbraio 2012 nella sede Uic di via S. Giuseppe 12 Sant'Anastasia.
Alla fine del corso verra’ rilasciato l’attestato dell’UICI e Irifor (istituto per la ricerca e formazione e riabilitazione).
Conclusa la Gita Sociale nelle Marche
Difendiamo la Legge 68/99
I rifiuti tecnologici
Le immagini dei rifiuti a Sant'Anastasia e dell'alveo Santo Spirito
Gita Sociale all'Abbazia di Montecassino e alle Grotte di Pastena, 11 ottobre 2009
Un importante riconoscimento per i portatori di handicap grave
28 maggio 2009: giornata di mobilitazione dello SPI
festa del tesseramento spi-cgil
I FANTASMI A PIAZZA NAVONA
ASSISI
Lo SPI CGIL alla Manifestazione del 1° maggio
Carla Cantone:Segretaria Nazionale SPI CGIL
La Lettera di Epifani e Cantone a Fini
L'incontro al Castello Baronale di Acerra del 2 marzo
Spi provinciale Napoli il sindacato dei pensionati vispi ma composti
UFFICIO POLITICHE DELLA DISABILITA: CAMPANIA
Napoli, 13 febbraio 09
Per la terza volta la Consulta entra nel merito della legittimità costituzionale dell’articolo 42,
comma 5, del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, quello che disciplina la concessione dei
congedi lavorativi retribuiti biennali.
Precisamente la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo citato «nella parte
in cui non include nel novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo ivi previsto il figlio
convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di
disabilità grave.»
Dunque i lavoratori che assistono il genitore con handicap grave, finora esclusi dal
beneficio, hanno diritto a richiedere la concessione dei due anni di congedo retribuito fermo
restando l’effettiva convivenza con il genitore da assistere e l’assenza di altre persone «idonee» a
prendersi cure del genitore disabile grave.
Rimangono esclusi dal beneficio i lavoratori che, pur assistendo un familiare con handicap
grave e convivano con questi, non siano genitori, coniugi, fratelli o sorelle, o figli.
Come Ufficio Politiche della disabilità sottolineiamo la necessità di sciogliere il dubbio
interpretativo sul termine “idonee”, in quanto temiamo che possano nascere interpretazioni
restrittive degli Istituti previdenziali o delle aziende e, quindi, ingenerare prevedibili contenziosi.
Raffaele Puzio Claudio Semeraro
Coord. Reg.le Uff. Politiche della disabilità Resp. Reg.le Uff. Politiche della disabilità
CGIL Campania CGIL Campania
Via Torino 16 – 80142 Napoli – tel/fax 081 3456265 – 081 3456177 e-mail: ufficioh.na@cgilcampania.it
I pensionati a Piazza Navona IL 5 marzo
L'inizio della manifestazione è previsto per le 9.30, per concludersi alle 13. La manifestazione sarà concluso dagli interventi del segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone e dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. Sono previsti inoltre gli interventi di tre segretari Spi di lega e di un rappresentante degli studenti.
La Conferenza stampa di presentazione della manifestazione del 5 marzo si tiene lunedì 2 marzo a Roma (C.so d'Itali 25, Sala Santi, ore 12). Intervengono il segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone e il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.
Cantone: un mese di iniziative per i redditi, la salute, i diritti
Aumento dei i redditi da pensione, legge sulla non autosufficienza, assistenza e sanità: in occasione del Direttivo nazionale dello Spi del 10 e 11 febbraio, Carla Cantone, segretario generale del sindacato pensionati della Cgil, ribadisce i punti centrali della piattaforma Spi "per i diritti, la libertà e la dignità". A sostegno delle richieste si apre un mese di mobilitazione in tutto il Paese, che si concluderà con la manifestazione nazionale del sindacato pensionati della Cgil il 5 marzo. Dal 21 al 28 febbraio lo Spi Cgil sarà presente in tutti i territori per assemblee pubbliche, attivi, volantinaggi, presidi, conferenze stampa e voto sull'intesa separata. E dopo il proprio appuntamento nazionale di piazza, la mobilitazione dello Spi andrà a confluire nella manifestazione della Cgil indetta per il 4 aprile.
Carla Cantone, ha ribadito la contrarietà dello Spi Cgil alle politiche anti-crisi del governo e all'accordo separato sul modello contrattuale. " In realtà c'è solo una manipolazione ideologica, perché nell'accordo manca ogni traccia di contrattazione decentrata territoriale, viene snaturato il contratto nazionale, si limita il diritto di sciopero, non c'è tutela per salari e pensioni. In ogni caso qualsiasi innovazione è accettabile solo se esiste il consenso dichiarato e verificato dei lavoratori", ha commentato.
Sempre nel corso del Direttivo nazionale, il segretario generale ha voluto richiamare l'attenzione sul pericolo di stravolgimento della Costituzione ed ha portato ufficialmente la solidarietà dello Spi Cgil al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in riferimento al caso Eluana Englaro, ha "agito con assoluta correttezza e nel pieno rispetto della Carta Costituzionale", ha detto Cantone. Quanto alla vicenda, in sé, il segretario generale dello Spi ha auspicato "un sussulto di coscienze affinché si ponga fine alla strumentalizzazione del caso Englaro, usato per fini che nulla hanno che spartire con la vita e la morte di una ragazza".
Cantone ha così chiuso il proprio intervento: "Lo Spi Cgil è una organizzazione sindacale che non si adegua, che non ha paura di sfidare le ingiustizie. Stiamo correndo il rischio di compromettere i risultati di un secolo di lotte e di conquiste".
LO RICORDIAMO SEMPRE
LO SPI CGIL CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE DI TUTTE LE ETA'
L’incontro, che per il suo taglio altamente qualitativo può quasi considerarsi un convegno, è stato proposto e voluto dal Sindacato Pensionati Italiani CGIL Provinciale di Napoli, in occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione delle violenze sulle donne, che si celebra il 25 novembre, come dichiarato dalle Nazioni Unite. Lo SPI CGIL Lega di Sant’Anastasia ha con orgoglio e soddisfazione accolto la proposta di ospitare e organizzare presso la propria sede di Piazza Cattaneo 9 (che è anche la sede del Circolo “IncontrArci” e del Circolo Letterario Anastasiano) questo particolare evento.
Dopo i saluti e l’apertura dei lavori da parte del Segretario SPI CGIL Lega di sant’Anastasia, Eduardo Paudice, ha preso subito la parola Annamaria Palmieri della Segreteria SPI CGIL di Napoli, evidenziando come la violenza alle donne è da considerarsi anche nei confronti delle pensionate, e naturalmente dei pensionati, le cui condizioni economiche allo stato attuale continuano ad essere precarie. E’ poi intervenuta la Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Sant’Anastasia, dottoressa Francesca Beneduce, evidenziando e raccontando alcuni tristi e sottili episodi di violenza alle donne, e ribadendo la necessità di maggiore impegno e sostegno da parte delle istituzioni.
Sono poi seguiti i saluti della presidente del Circolo “Incontrarci”, dottoressa Mariangela Spadaro, letti da Giuseppe Vetromile in quanto la presidente non è potuta intervenire. Giuseppe Vetromile, presidente del Circolo Letterario Anastasiano, ha poi recitato un suo testo poetico attinente all’argomento, dimostrando come anche con la poesia è possibile veicolare ed informare il pubblico su argomenti così peculiari e particolari.
Sono poi intervenute Anna Pagano, Presidente Federcasalinghe e Rosa Rea di Federconsumatori di Sant’Anastasia, apportando altri contributi sull’argomento. Il dottor Claudio Semeraro, Responsabile Regionale dell'Ufficio Politiche per la Disabilità CGIL Campania, ha poi commentato come la violenza sia un fenomeno già di per sé aberrante, soprattutto nel campo della “disabilità”.
Ha concluso l’incontro il Segretario Generale SPI CGIL Napoli, Franco D’Angelo, ribadendo che il fenomeno della violenza sulle donne è particolarmente sentito in ambito SPI, e suggerendo l’istituzione di un laboratorio per lo studio, l’approfondimento e la realizzazione di una “piattaforma” propositiva per contribuire alla risoluzione di questo annoso e doloroso fenomeno.
Numeroso e attento il pubblico in sala, tra cui molti amici impegnati nel sociale ed esponenti di altre associazioni e segreterie SPI CGIL.
manifestazione dei fantasmi spi-cgil
IL GIROTONDO DEI PENSIONATI FANTASMI SPI CGIL NAPOLI
Intervista RAI3 al Segretario dello SPI CGIL Napoli Franco D'Angelo
Anche per i papà i riposi previsti sulla maternità
Il Consiglio di Stato, con una sentenza del 9 settembre scorso (n. 4293) si è pronunciata a favore della estensione del diritto ai riposi giornalieri, previsti dall'art. 40 del Testo unico sulla tutela della maternità, al padre lavoratore anche quando la madre è casalinga.
Iin particolare, la legge attribuisce questi benefici nel caso in cui i figli siano affidati al solo padre; in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga; oppure quando la madre non sia lavoratrice dipendente, o in caso di morte o di grave infermità della madre.
L’art.41, sempre del Testo Unico, stabilisce anche la possibilità per il padre, in caso di parto plurimo, di utilizzare le ore aggiuntive previste rispetto al parto singolo, senza ulteriore specificazione circa il tipo di lavoro della madre.
L’Inps, con una circolare (n. 8/2003), si è attestata su una interpretazione particolarmente restrittiva che il patronato non ha mancato di confutare (circ.Inca n.14 del 10.2.2003).
L’Istituto sosteneva, infatti, che non fosse possibile riconoscere i permessi ai padri di figli di madri casalinghe - escluse dalla previsione legislativa -, ma addirittura neanche ai padri di figli di lavoratrici autonome, visto che esse stesse non hanno diritto, data la specificità del loro lavoro.
“La sentenza del Consiglio di Stato – secondo Luigina De Santis, della Presidenza Inca nazionale - è un atto innovativo; e bene hanno fatto i giudici delle leggi a contribuire all’affermarsi di un’effettiva alternanza genitoriale nell’alveo di una tradizione giurisprudenziale avanzata.”
Per l’Inca, questo pronunciamento ha molteplici implicazioni previdenziali che accrescono la possibile esigibilità dei diritti individuali dei lavoratori e delle lavoratrici, di cui si occupa il patronato”.
17/10/2008
PREVIDENZA:mobilià ordinaria e pensione di vecchiaia
Dal 1° gennaio 2008, andranno a regime le decorrenze per i pensionamenti di vecchiaia. l'Inps,pertanto, fornisce chiarimenti in materia di compatibilità tra l’indennità di mobilità ordinaria e il pensionamento di vecchiaia.L'indennità di mobilità ordinaria sarà erogata fino alla data di apertura della “finestra” prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia, purché tale data intervenga entro la durata della prestazione di mobilità.Nei casi in cui l’apertura della “finestra” cada oltre la fine della prestazione di mobilità verrà corrisposto dall'INPS, ai lavoratori che compiranno l’età pensionabile nel 2008, un “sussidio straordinario mensile” per i mesi intercorrenti tra la scadenza del trattamento di mobilità e l’apertura della prima “finestra” utile per l'accesso alla pensione di vecchiaia.
ANTONELLA PEZZULLO E' LA NUOVA SEGRETARIA GENERALE DEL SINDACATO PENSIONATI CGIL DELLA CAMPANIA
Manifestazione per i 60 anni dello Spi Cgil
si e svolta la della fase di mobilitazione per la piattaforma unitaria dei sindacati dei pensionati e di quella Confederale. L'iniziativa dei pensionati della Cgil sarà il modo per ricordare la ricorrenza di sessant'anni di lotte e di conquiste ma anche l'occasione per sostenere gli obiettivi e le rivendicazioni dei pensionati: rivalutare le pensioni, diminuire le tasse, combattere il caro vita.
Segretaria SPI CGIL Carla Cantone
SEGRETARIO GENERALE CGIL G. EPIFANI
SPI CGIL (ALCUNE BATTUTE DI VERGASSOLA )
SPI CGIL INNO
L'AUTUNNO CALDO DEI PENSIONATI
GOVERNO BERLUSCONI LEGGE 112 DEL 25 GIUGNO 2008
1. L'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS) attua, dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2009, un piano straordinario di 200.000 accertamenti di verifica nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile.
2. Nel caso di accertata insussistenza dei prescritti requisiti sanitari, si applica l'articolo 5, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 21 settembre 1994, n. 698.
3. Nei procedimenti di verifica, compresi quelli in corso, finalizzati ad accertare, nei confronti di titolari di trattamenti economici di invalidità civile, la permanenza dei requisiti sanitari necessari per continuare a fruire dei benefici stessi, l'I.N.P.S. dispone la sospensione dei relativi pagamenti qualora l'interessato, a cui sia stata notificata la convocazione, non si presenti a visita medica senza giustificato motivo. Se l'invalido, entro novanta giorni dalla data di notifica della sospensione ovvero della richiesta di giustificazione nel caso in cui tale sospensione sia stata già disposta, non fornisce idonee motivazioni circa la mancata presentazione a visita, l'I.N.P.S. provvede alla revoca della provvidenza a decorrere dalla data della sospensione medesima. Ove, invece, siano ritenute valide le giustificazioni addotte, verrà comunicata la nuova data di visita medica alla quale l'interessato non potrà sottrarsi, pena la revoca del beneficio economico dalla data di sospensione, salvo i casi di visite domiciliari richieste dagli interessati o disposte dall'amministrazione. Sono esclusi dalle disposizioni di cui al primo e al secondo periodo del presente comma i soggetti ultrasettantenni, i minori nati affetti da patologie e per i quali e' stata determinata una invalidità pari al 100 per cento ed i soggetti affetti da patologie irreversibili per i quali, in luogo della automatica sospensione dei pagamenti, si procede obbligatoriamente alla visita domiciliare volta ad accertare la persistenza dei requisiti di invalidità necessari per il godimento dei benefici economici.
4. Qualora l'invalido non si sottoponga agli ulteriori accertamenti specialistici, eventualmente richiesti nel corso della procedura di verifica, la sospensione dei pagamenti e la revoca del beneficio economico verranno disposte con le medesime modalità di cui al comma 2.
5. Ai titolari di patente di guida speciale chiamati a visita per il rinnovo della patente stessa, gli uffici della motorizzazione civile sono autorizzati a rilasciare un permesso di guida provvisorio, valido sino all'esito finale delle procedure di rinnovo.
6. Nei procedimenti giurisdizionali relativi ai verbali di visita emessi dalle commissioni mediche di verifica, finalizzati all'accertamento degli stati di invalidità civile, cecità civile e sordomutismo, nonche' ai provvedimenti di revoca emessi dall'I.N.P.S. nella materia di cui al presente articolo la legittimazione passiva spetta all'I.N.P.S. medesimo.
7. Con decreto del ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro trenta giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, sono stabiliti termini e modalità di attuazione del piano straordinario di cui al presente articolo, avuto riguardo, in particolare, alla definizione di criteri selettivi in ragione dell'incidenza territoriale dei beneficiari di prestazioni rispetto alla popolazione residente nonche' alle sinergie con le diverse banche dati presenti nell'ambito della amministrazioni pubbliche, tra le quali quelle con l'amministrazione finanziaria e la motorizzazione civile.
Permessi handicap legge 104/92: l’Inps detta le nuove disposizioni per il diritto alla fruizione
Proseguendo sulla strada di maggiore apertura iniziata con la circolare n° 90 del 2007, l’Istituto previdenziale segna una seconda tappa emanando nuove disposizioni che semplificano ulteriormente, sia pur con luci ed ombre, la procedura utile alla fruizione dei permessi e che chiariscono la responsabilità dell’Istituto e degli altri soggetti coinvolti nella concessione dei permessi per assistere familiari o affini entro il 3° grado.Pertanto, le nuove disposizioni, emanate con circolare n. 53/2008, modificano la procedura sin qui adottata ai fini della fruizione delle agevolazioni lavorative per assistenza a familiari o affini con handicap o per sé stessi.La nuova procedura può essere così articolata :a) il lavoratore richiedente compila la domanda sul modulo predisposto dall’Inps, allega sia la certificazione sanitaria del soggetto disabile comprovante lo stato di “handicap in situazione di gravità”, sia le informazioni rispetto all’esistenza degli altri requisiti richiesti dalla norma;b) il lavoratore richiedente presenta la domanda all’Inps che si occupa di istruirla. L’Inps infatti verifica la presenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge per la fruizione dei permessi;c) al termine della verifica l’Inps invia al lavoratore, al datore di lavoro e al Patronato il provvedimento di concessione (o di diniego) dei permessi. Con tale provvedimento certifica la verifica dei requisiti sanitari ed amministrativi richiesti e la propria disponibilità ad indennizzare tali permessi;d) Il lavoratore comunica al datore di lavoro con quali modalità intende beneficiare dei permessi o congedi per handicap.
ANZIANI E CANONE RAI: NO DECRETO, NO ESENZIONE
La confusione è stata ingenerata recentemente da alcune associazioni di tutela dei consumatori che hanno dato in merito informazioni parziali e imprecise. È stato, infatti, erroneamente riportato quanto stabilito un anno fa, e cioè la possibilità di rimborso del canone Rai per tutti gli anziani ultrasettantacinquenni con reddito mensile singolo e di coppia non superiore a 516,45 euro. Tale misura però, non è mai entrata in vigore. Va, inoltre, detto che la soglia reddituale individuata dal comma 132 della stessa legge escluderebbe praticamente tutti dal godimento dell'esenzione: i trattamenti a cui faceva riferimento il provvedimento, infatti, sono stati maggiorati dall'accordo del luglio 2007 portandoli a 580 euro mensili.
Si invitano, perciò, le associazioni dei consumatori e gli organi di informazione ad una maggiore responsabilità nel diffondere notizie che creano inutili aspettative; in tale maniera, infatti, si spingono molti anziani e pensionati a predisporre domande o addirittura a non versare il canone Rai, nella convinzione che tutti gli ultrasettantacinquenni siano esentati dal pagamento del canone, ponendoli quindi a rischio di sanzioni pecuniarie.
L'unico intervento certo sul tema del canone è sinora quello del Garante per la concorrenza che ha sollecitato la Rai a dare una corretta informazione per quanto riguarda le modalità di pagamento del canone che contrariamente a quanto affermato nello spot pubblicitario Rai può essere versato ratealmente e più precisamente con pagamento semestrale (31 gennaio - 31 luglio) o trimestrale (31 gennaio - 30 aprile - 31 luglio - 31 ottobre).
DURATA E RINNOVO DELLA CARTA D'IDENTITA'
2. La disposizione di cui all'articolo 3, secondo comma, del citato testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, come modificato dal comma 1 del presente articolo, si applica anche alle carte d'identità in corso di validità alla data di entrata in vigore della presente legge.
3. Ai fini del rinnovo, i Comuni informano i titolari della carta d'identità della data di scadenza del documento stesso tra il centoottantesimo e il novantesimo giorno antecedente la medesima data.